“Ci siamo messi insieme perché vogliamo raggiungere grandi obiettivi. Per le coppie e per i bambini che attendono una famiglia”
LIAN – Life in Adoption Network è la nuova rete di enti autorizzati all’Adozione Internazionale che, con i propri servizi, copre 50 Paesi nel mondo e dispone di 33 sedi in tutta Italia. Le realtà che hanno scelto di farne parte sono: Ai.Bi. – Amici dei Bambini; Ariete Onlus; ASA Onlus; CIFA; Fondazione Patrizia Nidoli. Lo scopo di LIAN è quello di fornire un apporto al necessario rilancio dell’Adozione Internazionale, una realtà che vede, da tempo, l’Italia al secondo posto nel mondo, dopo gli Stati Uniti, ma che in anni recenti ha registrato un repentino calo dei numeri. Dalle oltre 4mila adozioni realizzate nel 2010 si è passati alle meno di mille del 2019, con prospettive ancora più fosche sul 2020, per ovvi motivi connessi alla pandemia.
Ecco che, allora, questa nuova rete rappresenta una luce di speranza. Ne hanno parlato, in un’intervista con Radio In Famiglia, i presidenti delle realtà coinvolte: Anna Torre (Fondazione Nidoli), Marco Griffini (Ai.Bi.) e Maria Virgillito (ASA Onlus) e Gianfranco Arnoletti (CIFA).
“Le prospettive per il futuro dell’Adozione Internazionale non sembrano rosee- ha spiegato Anna Torre, fondatrice di Ariete Onlus e presidente di Fondazione Patrizia Nidoli – Il trend in calo è in forte crescendo negli ultimi anni. Questo 2020 sarà un anno nero a causa della pandemia. Se guardiamo ai numeri sembra una situazione infelice, ma comunque restiamo il secondo Paese al mondo. Nonostante questo calo noi pensiamo che ci siano delle possibilità per rilanciare l’istituto dell’Adozione Internazionale. Ci sono per la verità anche Paesi che hanno sviluppato politiche interne più restrittive ma questo non significa che non ci sia spazio per altri bambini che hanno bisogno. Considerando la rete di questo network, con enti che lavorano in questo campo da più di 30 anni, crediamo di poter rispondere a questo bisogno che i bambini hanno di famiglia. Le statistiche della CAI ce lo dicono, i bambini in adozione sono sempre più grandi, problematici e con ‘bisogni speciali’. Per aiutarli c’è bisogno di maggior sostegno alle famiglie, ma questo non si può fare da soli. Serve una grande sinergia tra gli enti”.
“Il logo di questo network – ha detto Marco Griffini, presidente di Ai.Bi. – è il percorso di una stella cadente, perché quando abbiamo la fortuna di vedere una stella cadente esprimiamo un desiderio. Lo stesso desiderio che può esprimere un bambino abbandonato in attesa di una famiglia. Da quando giro per il mondo non ho mai trovato un bambino abbandonato che non desideri essere chiamato nella vita con il nome di ‘figlio’ o di ‘figlia’. I cinque enti che qui sono presenti sono quelli che più hanno collaborato all’esperienza di ‘Adozione 3.0’, nata a ottobre 2019. Un fatto storico perché, per la prima volta dopo 20 anni gli enti sono tornati a dialogare, anche laddove in passato c’era stato un confronto franco. LIAN è il proseguimento ideale di quell’esperienza”.
“Vogliamo raggiungere grandi obiettivi – ha aggiunto Maria Virgillito, presidente di ASA Onlus – . In futuro speriamo aderiscano a Lian enti di altre nazioni, affichè le ricadute e i vantaggi siano nel migliorare il sistema legislativo nel suo complesso, ma anche immediate. Le coppie trovano negli enti Lian operatori qualificati e strutture organizzate ed efficienti. Ci sono tante coppie che vogliono diventare famiglia e devono avere un accompagnamento quanto più qualificato possibile. L’Adozione Internazionale implica la capacità da parte della coppia di accogliere un vissuto dei bambini non certo sereno. Dobbiamo garantire alle coppie, pertanto, un percorso che sia il migliore per poter accogliere un bambino/a; solo così avrà quella famiglia che non ha mai avuto”.
“Io credo che insieme – ha concluso Gianfranco Arnoletti, presidente di CIFA – riusciremo a proporre le cose migliori. Il fatto di poter contare su organizzazioni che sono nel mondo dell’adozione da moltissimi anni e di poter utilizzare queste risorse andando a scegliere le migliori pratiche potranno garantire un miglioramento della qualità dei servizi. Ma, con la rete, potremo migliorare anche e forse la qualità dell’interlocutore nei confronti del potere pubblico. Ci sono tanti genitori che vogliono adottare, tanti bambini che attendono una famiglia eppure ci sono poche adozioni. Qui sicuramente entra in gioco l’inerzia politica del Paese d’origine, che forse cerca di evitare di esporre le proprie debolezze. Ecco che, allora, la possibilità di una maggiore interlocuzione pubblica è importante. Noi ci siamo messi insieme anche perché siamo convinti che non sempre il ‘piccolo’ sia ‘bello’. In Italia diciamo che il piccolo è una bellissima cosa. Ma non è necessariamente vero. Poi credo che il concetto di rete è bellissimo perché da l’idea di una protezione. La famiglia può avere l’impressione che, qualora dovesse cadere, ci sarebbe comunque una rete pronta a proteggerla”.
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